Descrizione
Furio Camillo vive in un’epoca che si racconta in maniera molto diversa da come siamo abituati: la storia e il mito si mescolano, anzi l’uno è l’altra e viceversa. La luce delle informazioni è inframmezzata da numerosi spazi d’ombra e d’incertezza.
Tralasciando il fatto che non possiamo sapere quanto in autori come Tito Livio o Plutarco ci sia di storicamente accurato, i vuoti di notizie per i narratori non sono un problema ma un’opportunità.
Infatti, se la storia del personaggio Camillo viene raccontata in modo piuttosto dettagliato, lo stesso non si può dire moltissime figure che lo circondano.
Tra queste spiccano in modo particolare Marco Cedicio e Ponzio Cominio. Il primo avrebbe sentito una misteriosa voce divina che lo avvisava dell’arrivo dei terribili Galli di Brenno, il secondo avrebbe invece escogitato un modo astuto per tornare nell’Urbe assediata dai nemici senza far notare la sua presenza.
Tutto qui: due nomi con due “funzioni”. Eppure senza di loro la vicenda di Camillo non sarebbe stata la stessa. Si poteva resistere alla tentazione di dar loro un volto e una storia? Ovviamente no, perché la storia del “secondo Romolo” è anche quella di Marco Manlio Capitolino e delle oche del Campidoglio, del saggio e inflessibile Marco Papirio e di quei due plebei appena citati dalle fonte antiche: il geniale Ponzio Cominio e l’inascoltato Marco Cedicio, come inascoltata rimase la voce divina di Aio Locutio, che tentò di avvisare i Romani del pericolo incombente.
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