Fortuna Caesaris

Un po’ come Steve Jobs sapeva affabulare fino convincer gli ascoltatori della sua capacità di piegare gli eventi, anche Cesare lo ripeteva sempre: con lui viaggiava la sua Buona Sorte, il destino che aveva scelto di navigare nel suo stesso vento.
Ma Cesare ha un problema. Non può essere un re e non sa cosa sia un princeps o un imperatore, eppure si trova tra le mani una Repubblica che, da decenni, affoga nel sangue di guerre civili.
Senza eredi legittimi la sua posizione, in prospettiva, si fa fragile
Dopo una serie di matrimoni sfortunati, spera che il terzo vada meglio: glielo deve la sua Fortuna privata, che su questo fronte si dev’essere un po’ distratta.
La nuova prescelta d’altronde è figlia di un possidente terriero che protegge filosofi e poeti, è cresciuta in un ambiente che apre la mente e gli occhi. Non le ci vorrà molto a imparare come sopravvivere nella Capitale del mondo.
E lo imparerà.
Riuscendo, con il conforto di poesia e filosofia – rappresentate da Catullo e Lucrezio: due talenti eterni e due modi diversi di vivere con estrema presenza – a spingere il suo sguardo fin dove gli altri non arrivano, a intuire e comprendere evidenze celate in piena vista, trasformando una fumosa profezia in un desiderio, poi in un sogno e quindi in un incubo. Infine, in un’inattesa realtà.